ESPACE CULTURE

 

À LA UNE

Baudelaire e Les Fleurs du Mal : una strofa in più.

Se amate la poesia e in particolar modo quella di Charles Baudelaire sarete ben contenti di apprendere la seguente notizia: un’inedita strofa autografa del poema è stata scoperta in calce alla poesia Les Bijoux (I gioielli), in una prima edizione che il poeta stesso regalò a un amico, il critico letterario Gaston de Saint-Valry.

Oltre 150 anni dopo la pubblicazione, continua a sorprendere Les Fleurs du Mal, l’opera più famosa di Charles Baudelaire, che tanta influenza ha avuto sugli sviluppi della letteratura ma anche delle arti visive sul finire dell’Ottocento. Il commissario della casa d’aste Drouot, Myrtille Dumonteil, ha scovato il lavoro in una piccola biblioteca di un appartamento a Parigi, dopo che il suo proprietario è morto senza lasciare eredi. Questa prima edizione de Les Fleurs du Mal fu pubblicata il 21 giugno 1857, causando scandalo nella società, bollata dalla critica come “oscena”. Les bijoux era una delle poesie proibite dopo il processo contro Baudelaire e fu censurata nelle successive edizioni.

Riportiamo qui la strofa inedita in francese con la traduzione in italiano:

 

Et je fus plein alors de cette Vérité:

Que le meilleur trésor que Dieu garde au Génie

Est de connaître à fond la terrestre Beauté

Pour en faire jaillir le Rythme et l’harmonie.

 

E alla fine ho compreso questa Verità:

Che il più grande tesoro riservato da Dio al Genio

È conoscere a fondo la Bellezza terrestre

Per far emergere da essa il Ritmo e l’Armonia.

 

L’Alliance Française di Padova partner del Festival du livre de Marseille.

Anche in questa seconda edizione il Festival du livre, organizzato dall’associazione Parlez-moi d’un Livre, propone incontri, conferenze, spettacoli, laboratori con numerosi autori nazionali e internazionali al Parc Chanot di Marsiglia dal 7 all’8 dicembre. I due presidenti di questo festival sono Eric-Emmanuel Schmitt e Aurélie Valognes, mentre Jean-Michel Jarre sarà l’ospite d’onore.

L’Alliance Française di Padova è partner di questo importante evento. Una nostra giovanissima socia, bilingue e appassionata di letteratura francese, farà parte della giuria nella sezione Prix Young Adult. Si tratta di Chiara Mastella che, insieme agli altri giurati, dovrà decretare il vincitore tra i tre finalisti: Alexandra Ughetto (Chloé des loups), Eli Anderson (Mila Hunt) e Victor Dixen (Cogito).

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Più libri più liberi. Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria. Eur/Roma. La Nuvola. 4 – 8 dicembre 2019.

Più libri più liberi è la fiera che Roma dedica esclusivamente alla piccola e media editoria: cinque giornate dove scoprire le novità e i cataloghi di oltre 500 editori, incontrare autori, assistere a performance musicali, reading e dibattiti. Si parlerà di narrativa, ma anche di politica, di resistenza e di giornalismo con i grandi autori. E tutto questo nella Nuvola, il centro congressi realizzato da Fuksas. Un’occasione da non perdere per lettori e addetti ai lavori. Ricordiamo alcuni autori francesi che saranno presenti: Bertrand Leclair (presenta Malintesi), Marie-Aude e Elvire Murail (lettura e presentazione del libro L’ultimo regalo di Babbo Natale), Cécile Benoist (presenta il libro Gli alberi e le loro storie. Ecologisti in erba! La difesa della natura spiegata ai più piccoli), Yasmina Reza (con il suo esilarante teatro delle crudeltà), Pierre Pechet (presenta Autobiografia di mio padre), Yasmina Khadra (parla del caos libico dopo Gheddafi), Éric Chevillard (presenta Sul riccio), Pierre Jourde (presenta Paese perduto). Ci sarà anche un incontro tra studenti e insegnanti alla scoperta degli autori francesi per ragazzi a cura dell’Institut Français.

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LIVRES

Annie ERNAUX, L’evento (L’événement), L’orma editore.

«Forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura».

Nel nuovo libro Annie Ernaux racconta l’esperienza dell’aborto negli anni Sessanta. E la sua storia diventa anche quella di una nuova consapevolezza femminile.

Ottobre 1963: una studentessa ventitreenne è costretta a percorrere vie clandestine per poter interrompere una gravidanza. In Francia l’aborto è ancora illegale – la parola stessa è considerata impronunciabile, non ha un suo «posto nel linguaggio». L’evento restituisce i giorni e le tappe di un’«esperienza umana totale»: le spaesate ricerche di soluzioni e la disperata apatia, le ambiguità dei medici e la sistematica fascinazione dei maschi, la vicinanza di qualche compagna di corso e l’incontro con la mammana, sino al senso di fierezza per aver saputo attraversare un’abbacinante compresenza di vita e morte. Calandosi «in ogni immagine, fino ad avere la sensazione fisica di “raggiungerla”», Ernaux interroga la memoria come strumento di conoscenza del reale. Dalla cronistoria di un avvenimento individualmente e politicamente trasformativo sorge una voce esattissima, irrefutabile, che apre uno spazio letterario di testimonianza per generazioni di donne escluse dalla Storia.

Annie Ernaux è nata a Lillebonne nel 1940 ed è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese. Studiata e pubblicata in tutto il mondo, nei suoi libri ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia, trasformando il racconto della propria vita in acuminato strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale. Considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettori.

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Giuseppe SCARAFFIA, L’altra metà di Parigi. La Rive Droite, Bompiani.

Quando si pensa a Parigi, si pensa sempre alla Rive Gauche e alla bohème di Montparnasse. Tra il 1919 e il 1939, però, il centro artistico, letterario e mondano della Ville Lumière era la dimenticata Rive Droite: lì c’erano il Palais Royal e il Louvre, l’Opéra e la Bibliothèque Nationale, i grandi boulevard con i loro lussuosi caffè, gli Champs-Élysées con i ritrovi, i teatri e i cinematografi, il Faubourg Saint-Honoré, i grandi alberghi e i negozi alla moda, i quartieri dell’alta borghesia dove si svolgeva la vita mondana, le periferie e Montmartre. Lì vivevano révolté come André Breton e Céline, esuli e diseredati come Marina Cvetaeva e Henry Miller, ma anche altoborghesi come Proust e Gide, viveur come Francis Scott Fitzgerald e Jean Cocteau. Su una cosa sola tutti gli artisti, poveri o ricchi, erano d’accordo: si poteva vivere soltanto a Parigi.

Giuseppe Scaraffia è anche l’autore de Il romanzo della Costa Azzurra, pubblicato nel 2013.

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Alessandra NECCI, Caterina de’ Medici. Un’italiana alla conquista della Francia, Marsilio.

Una nuova biografia della regina che portò da Firenze a Parigi artisti e letterati, le buone maniere, le forchette, i tovaglioli, la lingerie e una varietà di ricette che oggi chiamiamo francesi: l’anatra all’arancia, la zuppa di cipolle, l’omelette, le crêpes, i macaron.

Sovrana dotata di incomparabile ingegno, Caterina de’ Medici è una delle figure più straordinarie del Cinquecento. Mal compresa e avversata da contemporanei e posteri, la sua personalità complessa si presta a innumerevoli e controverse interpretazioni. Tra luci e ombre, Alessandra Necci restituisce un ritratto inedito di una geniale mente politica, che sembra incarnare il Principe al femminile, capace di trovare un equilibrio tra Fortuna e Virtù, maestra nel valorizzare le caratteristiche della patria d’origine, l’Italia rinascimentale, e le opportunità offerte dalla patria d’adozione, la Francia dei Valois.

Nata a Firenze nel 1519, rimasta orfana, dopo un’infanzia di privilegi e sofferenze arriva a Marsiglia nel 1533 per sposare il secondogenito del re Francesco I, Enrico di Valois il quale, però, non ha occhi che per la sua amante Diane de Poitiers. La consapevolezza di dover contare solo sulle proprie forze la rende imperscrutabile e guardinga e ne esalta la capacità di autocontrollo, l’intelligenza politica, la tenacia; talenti compresi unicamente dal suocero. Dopo anni di subalternità, «la Fiorentina» si prende la sua rivincita quando, scomparso Enrico, governa in nome dei figli ancora piccoli. Il suo regno durerà circa trent’anni, insanguinati dalle guerre di religione fra cattolici e ugonotti: anni durante i quali, spinta dalla volontà di pacificare il paese e rafforzare il potere della Corona, viaggia, tesse rapporti e alleanze, mette in scena a corte «la rappresentazione della regalità», ponendo le basi per la nascita della Francia del Grand Siècle.

Tra vicende personali di una figura cardine della storia europea e intrighi dinastici, lo stile inconfondibile e l’abilità narrativa di Alessandra Necci fanno rivivere il clima di un’intera epoca.

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Michel BUSSI, Forse ho sognato troppo (J’ai dû rêver trop fort), edizioni e/o.

Più che mai ricco di colpi di scena, Forse ho sognato troppo è anche e soprattutto una storia d’amore senza tempo, il che non impedisce il finale a sorpresa al quale Bussi ci ha ormai abituati.

La vita di Nathalie, hostess dell’Air France, scorre liscia come l’olio: vive in una graziosa villetta sulle rive della Senna, ama, riamata, il marito ebanista e ha due belle figlie di diciotto e ventisei anni. La sua vita oscilla tra il lavoro, che tre volte al mese la fa volare all’altro capo del mondo, e la famiglia, a cui si dedica con entusiasmo e attenzione. L’idilliaco quadretto si spezza però per una serie di incredibili coincidenze in seguito alle quali si trova a ripercorrere lo stesso itinerario di viaggio, tre voli in rapida successione a Montréal, Los Angeles e Giacarta, durante il quale vent’anni prima si era perdutamente innamorata del giovane chitarrista Ylian. Sta accadendo qualcosa di strano. Una mano invisibile la spinge a tornare sui suoi passi, dentro un mistero sempre più inquietante.

Michel Bussi è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove ha insegnato geografia all’Università di Rouen.

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Guillaume MUSSO, L’istante presente (L’instant présent), La nave di Teseo.

Pubblicato in oltre dieci paesi, con due milioni di copie vendute, uno dei thriller più vertiginosi di Guillaume Musso, un romanzo dalla suspense affilatissima che catapulta il lettore verso un finale stupefacente.

Per pagarsi gli studi di recitazione, Lisa lavora in un bar di Manhattan. Una sera conosce Arthur, un giovane medico di pronto soccorso che sembra avere tutte le carte in regola per piacerle, e Lisa in effetti ne rimane subito affascinata. Ma Arthur nasconde una storia che lo rende diverso da chiunque abbia incontrato prima d’ora: possiede un faro, ricevuto in eredità dal padre, una torre battuta dai venti in riva all’oceano nelle cui acque suo nonno è misteriosamente scomparso alcuni decenni prima. Il dono gli è stato fatto a una condizione: Arthur non deve aprire la porta metallica della cantina. Malgrado la promessa fatta al padre, il giovane non trattiene la sua curiosità, spalancando la porta su un terribile segreto da cui sembra impossibile poter tornare indietro. Riuscirà l’amore per Lisa a dargli la forza necessaria per superare le insidie di una folle corsa contro il tempo?

Guillaume Musso è un romanziere francese. Figlio di una bibliotecaria da cui ha ereditato l’amore per i libri, scrive di notte, nei fine settimana oppure in treno, mentre si reca a Parigi dalla compagna.

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Yasmina REZA, Bella figura (Bella Figura), Adelphi.

Eccola, è tornata, Yasmina Reza, con una nuova pièce in cui indaga il desiderio, gli amori infelici. E i dettagli, “la materia più esplosiva della nostra vita”, assicura la scrittrice francese, tra le più grandi autrici teatrali di oggi.

Nel parcheggio di un ristorante una donna accusa l’amante, piccolo imprenditore prossimo al fallimento, di aver scelto, per la loro cenetta intima, un posto che gli è stato consigliato dalla moglie; quando finalmente decidono di andare altrove, lui, facendo manovra, investe un’anziana signora; niente di grave, tranne il fatto che l’anziana signora è lì per festeggiare il suo compleanno in compagnia del figlio e della nuora – che guarda caso è anche un’amica intima della moglie del fedifrago. Lo spunto, da commedia di boulevard, mette in moto l’inesorabile meccanismo del teatro di Yasmina Reza, il cui virtuosismo sta nel mostrare – mediante gesti minimi, battute feroci, plumbei silenzi – i patetici contorcimenti dei cinque personaggi, tutti costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, per mantenere una parvenza di decoro: per fare, appunto, bella figura. Si ride molto, leggendo queste pagine, ma sempre sul filo di un’angoscia sottile, di un lancinante interrogativo. «Quello che mi interessa è osservare la musica dei comportamenti, e riprodurla» ha affermato Yasmina Reza: la quale orchestra il suo esilarante e grottesco quintetto con un senso acuto dell’ellissi e del sottaciuto, imprimendogli un ritmo impeccabile e tempi brillantissimi.

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Pierre JOURDE, Paese perduto (Pays perdu), Prehistorica Editore.

Ricercare le proprie radici, che affondano in un mondo rurale dimenticato… per perdersi.

“È un paese sperduto” si dice: non c’è espressione più giusta. Ci si arriva solo perdendosi. Nulla da fare, nulla da vedere. Sperduto sin dall’inizio forse, talmente sperduto prima ancora di esserlo stato che questa perdita è solo la forma della sua esistenza. Ed io, stupidamente, sin dall’origine, cerco di preservarlo. Volevo fosse se stesso, immobilizzato nella propria perfezione, e che ad ogni istante fosse possibile riempirsene.

Due fratelli, che abitano in città, possiedono in un cascinale isolato una casa di famiglia. Uno dei due ha appena ereditato da un cugino che viveva come un selvaggio nella propria fattoria. Al loro arrivo, vengono a sapere della morte di una ragazza del paese. Gli ossequi hanno luogo l’indomani.

Come nelle antiche tragedie, l’azione si svolge nell’arco di due giornate invernali, nel cuore di montagne deserte. Gli dei che la reggono sono al tempo stesso grotteschi e terrificanti. Si chiamano Alcol, Inverno, Merda, Solitudine. Questi non impediscono, però, che i loro sudditi diano prova di vera grandezza.

Ciò che viene seppellito, in questo romanzo di impronta autobiografica, sono gli ultimi contadini. E anche la bellezza, di cui non si riesce mai a elaborare il lutto.

Tra la vita e la morte, il vissuto e la mancanza, il ricordo e l’oblio.

Pierre Jourde è nato nel 1955 a Créteil, ma da bambino usava passare le vacanze nella casa di famiglia, situata nella remota regione dell’Auvergne, fra le montagne di cui narra Paese perduto. Si è sempre distinto per la sorprendente varietà di ispirazione, che gli ha permesso di spaziare dal romanzo al racconto, per arrivare all’autobiografia, alla poesia, al saggio filosofico e alla critica letteraria. Nel corso degli anni ha ottenuto numerosi premi, tra cui spiccano il RENAUDOT DES LYCÉENS, il GRAND PRIX THYDE MONNIER DE LA SGDL, il PRIX VALÉRY LARBAUD, il PRIX VIRILO, il PRIX VIALATTE e il prestigiosissimo GRAND PRIX DE L’ACADÉMIE FRANCAISE; questo testo in particolare gli è valso il PRIX GÉNÉRATION DU ROMAN. Fondatore della rivista culturale “Hespéris”, è docente di letteratura francese presso l’Università di Grenoble III. In Francia, è attualmente pubblicato dalla celeberrima casa editrice Gallimard. Paese perduto è la prima opera di Pierre Jourde pubblicata in Italia.

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Gabrielle FILTEAU-CHIBA, Nella tana (Encabanée), Edizioni Lindau.

Gabrielle Filteau-Chiba vive in una casa alimentata dall’energia solare sulla riva del fiume Kamouraska, in Québec. Scrive, traduce e difende la bellezza naturale della sua regione adottiva. Nella tana è il suo primo romanzo.

Anouk è una giovane donna che, non sopportando più i meccanismi che regolano il mondo di oggi, ha lasciato il suo confortevole appartamento di Montréal per rifugiarsi in una piccola capanna immersa nei boschi, nei pressi del fiume Kamouraska. Ci racconta la sua vita durante dieci giorni di un freddissimo gennaio attraverso una sorta di giornale di bordo, qualche disegno e diversi elenchi. Pagina dopo pagina, registra la metamorfosi che si opera in lei: la paura del buio e dei coyote lascia spazio alla meraviglia; al disgusto per il sistema a cui ha voltato le spalle si sostituisce la speranza; le difficoltà della vita di ogni giorno si traducono nel proficuo apprendimento delle tecniche che le servono per sopravvivere e coabitare con gli animali che popolano la foresta boreale. Nella tana è un affascinante viaggio nelle profondità della natura e di sé stessi. Una ricerca di senso lontano dalla civiltà. Un ritorno alle origini per riscoprire il nucleo profondo dell’essere umano. Ed è un esordio letterario davvero molto promettente.

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Jean LOPEZ Nicolas AUBIN Vincent BERNARD Nicolas GUILLERAT, Infografica della Seconda guerra mondiale (Infographie de la Seconde Guerre mondiale), L’ippocampo.

La Seconda guerra mondiale come non l’avete mai vista. L’idea rivoluzionaria di quest’opera, realizzata dal grande storico Jean Lopez, con la collaborazione di Nicolas Aubin e di Vincent Bernard, e splendidamente illustrata dal data designer Nicolas Guillerat, parte da una constatazione: la massa di dati disponibili sulla Seconda guerra mondiale non è mai stata così enorme, ma è diventato difficile darle un senso. Occorreva quindi inventare, facendo riferimento alle migliori fonti storiche internazionali, una forma testuale che permettesse di trattare ogni informazione rendendola intelligibile al maggior numero di lettori possibile. Questa forma è l’infografica, e il risultato è strabiliante, che si tratti di riesumare le nostre conoscenze, di visualizzare le grandi linee generali del conflitto, di comprendere agevolmente fenomeni complessi o anche solo di ricollegare aspetti fin qui slegati. Diviso in quattro parti – Mobilitazione, produzione e risorse; Armi ed eserciti; Battaglie e campagne; Bilanci e fratture – comprendenti una sessantina di temi (l’equazione petrolifera, l’operazione Barbarossa, la logistica alleata in Europa, l’universo concentrazionario nazista…) il secondo conflitto mondiale viene qui ripensato in un approccio particolarmente accessibile, originale e al tempo stesso di grande impatto grafico.

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Fouad LAROUI, Le tribolazioni dell’ultimo Sijilmassi (Les tribulations du dernier Sijilmassi), Del Vecchio Editore.

Adam è un personaggio della tradizione picaresca, autentico, realissimo, eppure intriso di costruzione letteraria, così come il romanzo di cui è protagonista, lineare e insieme riccamente stratificato, è una profonda rivendicazione della letteratura come atto fondativo dei cambiamenti.

«Un’avventura picaresca e brillante» – Il Venerdì di Repubblica

L’ingegner Adam Sijilmassi è al suo ennesimo viaggio in business class, di ritorno dall’Asia. Mentre sorvola il mare si rende conto che è necessario rallentare e cambiare impostazione alla sua vita. Inizia così un rocambolesco viaggio nell’identità e nella memoria, alla ricerca di un’autenticità che possa rappresentare una sintesi dei suoi diversi modi di essere. Dopo un incontro surreale con un analista che cerca di ricondurre le sue scelte a una forma di esaurimento nervoso, Adam parte alla volta del villaggio natio. Scopre la biblioteca del nonno, testi di letteratura e filosofia dei tempi dell’Andalusia araba e fa della lettura la sua attività principale. Nel pensiero di Adam si affacciano continuamente frasi e versi di opere letterarie che trovano il loro posto nell’interpretazione della vita quotidiana, sistemandosi con grazia affianco al pot-pourri di termini, proverbi, locuzioni del Marocco. L’incontro tra le diverse espressioni linguistiche, spesso alla base delle opere di Fouad Laroui, in questo romanzo trova in Adam un portavoce diverso, insieme meno energico e più deciso, appassionato e riflessivo, poliedrico come il magma delle opere che lo anima. Con la sua pungente ed elegante ironia, Laroui decostruisce stereotipi, categorie e visioni del mondo, mettendo in discussione le radici della divisione odierna tra Oriente e Occidente.

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Anne-Laure BUFFET, Madri che feriscono. Liberarsi dal loro potere per rinascere (Les mères qui blessent), Feltrinelli.

Negligenti, narcisiste, svilenti, evitanti, distruttive, vanitose, violente. Talvolta, perfette, solo in apparenza, però! In una parola: tossiche, perché come le tossine infettano la vita dei loro figli. Sono madri che non sanno amare. In comune hanno il fatto che sono difficili da smascherare perché all’esterno possono anche sembrare brave mamme, ma in realtà esercitano le loro violenze, spesso sottili, giocando su un sentimento e un bisogno essenziale del bambino: sentirsi amato. È difficile ammettere che una madre possa essere inadeguata o violenta nei confronti di un figlio, perché una madre, per il senso comune, è necessariamente una buona madre. Eppure il trauma del maltrattamento materno, nelle sue varie declinazioni, segna non solo l’infanzia ma anche la vita adulta, soprattutto quando la sofferenza è taciuta. Questo libro dà voce alle vittime di queste madri che feriscono. Aiuta a capire cosa scatena il maltrattamento materno e quanto sia difficile guarirne anche da adulti, perché a volte s’instaura tra le due parti un legame drogato. Anne-Laure Buffet offre delle vie per recuperare autonomia e fiducia in se stessi, per elaborare il lutto della madre ideale, liberando, così, nuove forze e nuove risorse affettive.

Anne-Laure Buffet è una terapeuta, consulente individuale e familiare. Formatrice specializzata nell’assistenza alle vittime di violenza psicologica, anima conferenze e dibattiti su questo tema. Ha fondato in Francia l’associazione “CVP – Contre la Violence Psychologique”.

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Francesco MARINO, Lo chef consiglia amore, Cairo editore.

“Ci sono i sogni. Poi ci sono i sogni impossibili. Quelli che arrivano all’improvviso e ti vengono a cercare, ti trovano e ti mettono di fronte a qualcosa da amare senza limiti e paure. In quel momento capisci che non è la ragione a dominare il mondo, ma il cuore”.

Gilbert Canton, parigino di origine italiana, è lo chef stellato di un ristorante in Rue François Miron a Parigi. Grazie anche al suo straordinario staff, tra cui la bella ma introversa sous chef, Juliette De Prez, fa di tutto per conquistare la terza stella Michelin, quella che lo consacrerà nell’empireo dei grandi della cucina internazionale. Solo un pensiero è più intenso dell’ambizione che lo domina: la domanda su chi sia la misteriosa Giselle, la fascinosa ragazza che ogni mattina all’alba, a bordo del suo scooter, entra nel portone dell’edificio di fronte a casa sua. È una passione latente e poetica, molto diversa da quella, cerebrale, che lo attrae verso Juliette. Lei è la tentazione con cui lavora a stretto contatto ogni giorno. Lei è l’interlocutrice a cui fa assaggiare sapori nuovi. Lei, forse, sarebbe la compagna ideale. Ma entrambi sono intrappolati in una trama di desideri nascosti, di toccate e fughe, di paure e incomprensioni: Juliette non si azzarda a consegnare il suo cuore a un uomo troppo amato e che troppo ama. E Gilbert, da parte sua, forse teme di donarsi veramente. Ma nella ricetta della loro alchimia sentimentale c’è un ingrediente che non hanno considerato: la perdita dell’altro. Re della haute cuisine, donne splendide e determinate e un intreccio di destini che non lascia scampo: coinvolgente e pieno di charme, il nuovo romanzo di Francesco Marino lo conferma maestro di sentimenti.

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LIVRES POUR LES PLUS JEUNES

Cécile BENOIST, Gli alberi e le loro storie (Un arbre, une histoire. Et autres histoires vraies d’arbres), illustrato da Charlotte Gastaut, Gallucci editore.

Da millenni, gli alberi crescono sulle montagne, nei campi, sulle rovine o nel bel mezzo del deserto. Gli uomini li venerano, li piantano, li abbattono o attribuiscono loro poteri soprannaturali. Le storie di questo albo rispecchiano la relazione che da sempre ci lega a loro e ci mettono in guardia sulla necessità di prendercene cura. Perché il nostro futuro dipende anche dalla loro salvaguardia! Magnificamente illustrato da tavole ricche ed eleganti, questo volume è un oggetto prezioso per gli occhi e lo spirito.

Per sperare davvero in un futuro sostenibile, la scrittrice e ambientalista francese Cécile Benoist volge il suo sguardo verso i più piccoli: “Sono i bambini che subiranno con forza le conseguenze delle nostre scelte dissennate, dobbiamo agire sulle loro menti e i loro cuori, così ricettivi, per formare la prima generazione integralmente ecologista”. Originaria di Niort nella Nuova Aquitania, classe 1977, Benoist è una delle poche autrici europee di letteratura per ragazzi votata alla salvaguardia della natura. Come dimostra questo suo ultimo libro che raccoglie tanti episodi veri. Un’interlocutrice perfetta per riflettere sulla sostenibilità a misura di giovanissimi.

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Marie-Aude MURAIL, Lupa bianca e Lupo nero. Sauveur e figlio 1 (Sauveur et fils. Saison 1), Giunti.

Sauver Sant-Yves è uno psicologo quarantenne di colore, di origine antillesi, che riceve i pazienti nello studio in casa sua, a Orléans. Vive da solo con il figlio di otto anni, Lazare, mulatto, che sa poco o niente della madre, morta quando lui era piccolo. Sotto la vicenda della loro famiglia, che nasconde un mistero, si innestano le sottotrame delle storie dei pazienti e dei loro drammi familiari, in un racconto in cui lo sguardo dell’autrice si volge sulla complessità delle relazioni umane. La serie è composta da cinque “stagioni”.

“Alla fine della storia” le sussurrò Lazare “il lupo nero si sposa con la lupa bianca e hanno un lupacchiotto grigio.” “Molto bene, ma metti dei punti.” La signora Dumayet fece qualche passo e sorrise. Lupo nero + lupa bianca = lupacchiotto grigio. Messaggio ricevuto.

Marie-Aude Murail è una delle più importanti autrici francesi. Insignita di numerosi premi per la sua ormai sterminata produzione, sa affrontare temi delicati con grazia e con una sana e trascinante ironia. Nelle sue storie i personaggi sono tratteggiati nella loro complessità, senza sconti ma sempre con uno sguardo pieno di empatia.

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Marie-Aude MURAIL e Elvire MURAIL, L’ultimo regalo di Babbo Natale (Le dernier cadeau du Père Noël), illustrato da Quentin Blake, Casa Editrice Camelozampa.

Julien è troppo grande per credere ancora a Babbo Natale. Ma visto che i suoi non parlano d’altro, gli scrive, chiedendo una console per videogiochi. La mattina di Natale però scopre, accanto al suo regalo, una piccola locomotiva. Nessuno sa da dove arrivi. Forse… Babbo Natale si è sbagliato? Julien potrà tenere Juliette (così l’ha chiamata) o il Natale successivo la dovrà restituire? Un toccante e tenerissimo racconto sulla magia del Natale e sul desiderio di rimanere bambini ancora per un po’.

La più amata autrice francese per ragazzi e il più grande illustratore britannico per la prima volta insieme.

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Marie-Aude MURAIL, Gesù, come un romanzo (Jésus comme un roman), Casa Editrice Camelozampa.

Qualcosa di misterioso è successo. Pietro non sa più cosa credere e, mentre attende di incontrare gli altri dieci amici per l’ultima volta, ripercorre i momenti che ha vissuto seguendo per le strade della Palestina quel giovane diverso da tutti, che agiva e parlava in modo straordinario.

La freschezza della scrittura di Marie-Aude Murail trasforma una storia universale in un romanzo appassionante, che si legge d’un fiato. Proprio come un romanzo, la storia di un giovane anticonformista, che non si lascia confondere, che sfida i divieti, che rifiuta la violenza.

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Marie-Aude MURAIL, Natale su tutti i piani (Noël à tous les étages), illustrato da Boiry, Casa Editrice Camelozampa.

Fa freddo a Parigi, in questo dicembre 1843. Per il piccolo Hugues, che è malato, è forse l’ultimo Natale. Il più bel regalo che la sorella maggiore potrebbe fargli sarebbe di insegnargli a leggere. Ma, ecco, Jeanne non sa leggere nemmeno lei. Oh, se solo possedesse un libro, un libro soltanto, riuscirebbe a penetrare il segreto delle parole! Di libri ce ne sono tanti, dai ricchi vicini dove Jeanne lavora come sarta. Cosa succederebbe se ne rubasse uno?

Un delizioso racconto natalizio dalle atmosfere dickensiane, un omaggio all’amore per la lettura, firmato da Marie-Aude Murail.

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Christophe LÉON, Champion, Casa Editrice Camelozampa.

Brandon, una giovane promessa sportiva, messo sotto pressione dal padre e dall’allenatore che ne vogliono fare un campione, sparisce misteriosamente. Cinque ragazzi potrebbero essere testimoni preziosi, ma ognuno ha un motivo per non contribuire alle indagini. Sei adolescenti devono prendere una decisione nello stesso momento. Tutti fanno la scelta sbagliata. Tutti tranne uno.

Christophe Léon, con un romanzo ad alta tensione, lancia un’accusa al mondo dello sport e alle ambizioni degli adulti.

 

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Jacques PRÉVERT, Storie per bambini poco saggi (Contes pour enfants pas sages), illustrato da Laurent Moreau, Guanda.

Uno struzzo che mangia i sassolini lasciati da Pollicino, delle antilopi che hanno perso l’appetito, un elefante marino che si sente più felice di un re, e poi un cavallo su un’isola deserta che vorrebbe un po’ di compagnia, un giovane leone in gabbia, asini, giraffe e dromedari… È un mondo davvero poco saggio quello ideato da Jacques Prévert: storie inusuali, che divertono, protestano e che si muovono – libere, leggere e impertinenti – sulle note del fantastico e della poesia.

 

Michel BUSSI, I viaggi di Corentin (Les Contes du Réveil Matin), illustrato da Éric Puybaret, De Agostini Editore.

L’autore normanno ci regala per la prima volta un libro per ragazzi, in cui suggerisce ai più piccoli di usare la fantasia invece della tecnologia.

Corentin è un bambino speciale. Non ci sono vincoli alla sua immaginazione sconfinata. Lui sa viaggiare nel tempo, nello spazio, nei ricordi. È in grado di trasformarsi in un re che parla coi fiori, ma all’occorrenza sa intrattenere lunghe chiacchierate con la scala a pioli nel garage dello zio o con la vecchia automobile della mamma. Soprattutto… sa riconoscere una strega! Riconoscere le streghe non è cosa da poco. Gli adulti, ad esempio, non ci riescono. E così quelle megere se ne approfittano e risucchiano loro la fantasia. Li rendono grigi. Sterili. Vuoti. Per fortuna ci sono Corentin e i suoi amici, una squadra di bambine e bambini ribelli e determinati, che non hanno paura di osare, credere, far correre l’immaginazione come libellule al galoppo tra le stelle. Solo così le streghe possono essere sconfitte. Solo così il grigio dilagante del nostro mondo può essere fermato. Il nuovo libro di Michel Bussi, autore bestseller da oltre 400.000 copie vendute, è un capolavoro illustrato che parla ad adulti e bambini attraverso racconti allegorici, semplici e profondissimi insieme, specchio dei nostri giorni. In una realtà in cui la tecnologia tende a isolare e atomizzare l’uomo, Bussi ci sfida a usare il potere della fantasia. Ci sfida a leggere, osservare, ascoltare, lasciarci trascinare dai colori, dall’arte e dalla gratuità dell’amicizia.

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Coline PIERRÉ, Fuga in soffitta (Ma fugue chez moi), Editore EDT.

Qualche giorno prima di Natale Anouk viene a sapere che anche quest’anno la madre non rientrerà dall’isola su cui lavora come climatologa, e le feste trascorreranno senza di lei. Come se non bastasse, da qualche tempo la sua migliore amica sembra averle voltato le spalle. Anouk ha 14 anni, una sorella più piccola, un padre distratto. E una madre assente. Quel freddo giorno di dicembre le sembra di non riuscire più a sopportare la situazione. Decide così di fuggire dalla famiglia, dalla scuola, da una vita in cui non si ritrova. Scappa, ma dopo avere vagato al freddo senza sapere bene dove andare le viene un’idea geniale, e si nasconde in un luogo impensabile, più vicino di quanto chiunque potrebbe immaginare. La polizia è allertata, gli amici sono coinvolti nelle ricerche, avvisi compaiono su Facebook, volantini sui muri della città, e il padre la cerca disperato, incapace di comprendere come sia potuto accadere. Anouk si gode il suo isolamento e si organizza ingegnosamente per trascorrere la fuga nel modo più confortevole possibile, ma i giorni passano e i dubbi affiorano. Dal suo nascondiglio ascolta tutto. Scopre così una sorella complice, un padre meno distratto di quanto sembrasse, amici che si preoccupano. La soluzione per uscire da una situazione che Anouk non sa più come risolvere arriverà inaspettata, illuminando di nuova luce i giorni di festa e il futuro della famiglia.

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EXPOSITIONS

De Nittis e la rivoluzione dello sguardo. Ferrara. Palazzo dei Diamanti. Fino al 13 aprile 2020.

Figura di spicco, insieme a Boldini, della scena parigina di fine Ottocento, nel corso della sua carriera, De Nittis fu prima un interprete d’avanguardia della scuola verista del sud Italia, per entrare poi a pieno titolo nella compagine degli innovatori parigini con i quali condivise gli interessi per la fotografia e per l’arte giapponese, linguaggi che influenzarono profondamente la sua ricerca.

Paesaggista virtuoso nel tradurre gli effetti di luce abbagliante del suo paese natale come i cieli brumosi dell’Ile de France, o le nebbie londinesi, egli fu abile nel raccontare un mondo e una società in veloce cambiamento fermando il suo obiettivo pittorico sulle città in trasformazione, sulla vita dei boulevard e sui luoghi della mondanità e del tempo libero. Trasferitosi nella capitale francese nel 1868 De Nittis entrò subito in contatto con la committenza dei grandi collezionisti e mercanti, stabilendo al contempo fondamentali e proficui rapporti con i colleghi francesi tra cui Degas, Caillebotte, Manet e Monet. Con la sua arte ha contribuito a rinnovare i codici della pittura attraverso un linguaggio raffinato e di grande fascino visivo, capace di fare proprie le istanze della modernità senza rinunciare all’affermazione di una cifra personale che affonda le proprie radici nelle esperienze giovanili e si nutre della complice intimità con la moglie Léontine, sua “manager”, oltre che modella prediletta.

L’esposizione di Palazzo dei Diamanti si propone di rileggere la parabola creativa di De Nittis analizzando per la prima volta la sua produzione da un punto di vista formale e tecnico al fine di mettere in luce la sua peculiare risposta alle poetiche della modernità. La mostra sarà ordinata secondo un percorso cronologico-tematico, la cui scansione troverà ispirazione anche in alcune delle parole che la critica coeva dedicò all’opera di De Nittis, sottolineando la peculiarità di questo pittore: «meridionale al sud, francese a Parigi e londinese a Londra», come scriveva, nel 1914, Vittorio Pica per evidenziare l’universalità e l’europeismo ante litteram della sua arte.

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Huysmans, de Degas à Grünewald. Sous le regard de Francesco Vezzoli. Parigi. Musée d’Orsay. Fino al 1° marzo 2020.

L’artista italiano Francesco Vezzoli cura una mostra dedicata al più decadente e controcorrente degli scrittori francesi. Un percorso dalle tenebre alla dissolvenza nella luce. E che culmina con l’ultima svolta: la conversione.

Scrittore cruciale di fine Ottocento, Joris-Karl Huysmans (1848-1907) resta un critico d’arte per lo più sconosciuto o frainteso dal grande pubblico. Eppure, il suo contributo alla stampa artistica e al dibattito estetico fu tanto decisivo quanto la risonanza del suo romanzo À rebours (Controcorrente).

Appassionato soprattutto di Rembrandt, Huysmans ha confessato a che punto fu determinante la sua scoperta di Degas, avvenuta tra il 1876 e il 1879. Tuttavia, la sua critica d’arte ammette sin da subito la possibilità di una duplice modernità. Quella dei pittori della vita moderna e quella degli esploratori del sogno non si escludono a vicenda. In Huysmans, Manet convive con Rops e Redon. Il desiderio ben presto manifestato di sottrarsi alle logiche di consorteria ha senz’altro alterato la percezione delle sue scelte estetiche. La mostra intende dunque sottolineare come questo emulo precoce di Zola abbia agito, prima segretamente, poi apertamente, come erede di Baudelaire dei Fleurs du mal. Il pubblico è pertanto invitato a calarsi in un momento particolare dell’arte europea e della sensibilità moderna, al crocevia tra l’ondata naturalista degli anni ’70 dell’Ottocento, il decadentismo del decennio 1880-1890, e il “ritorno” ai Primitivi sullo sfondo di una rinascita cattolica. Sono pochi i grandi scrittori coinvolti tanto quanto Huysmans in questo vasto movimento epocale.

Il percorso, dunque, mette in luce una serie di opere realizzate da artisti come Manet, Gervex, Gauguin e Degas sotto lo sguardo critico di Joris-Karl Huysmans. Ci sono inoltre opere di Vezzoli, tra cui una molto speciale creata per l’occasione ispirandosi all’animale simbolo della scelta del protagonista di À rebours.

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CINÉMA

Qualcosa di meraviglioso (Fahim). Un film di Pierre-François Martin-Laval. Con Isabelle Nanty, Gérard Depardieu, Ahmed Assad, Mizanur Rahaman, Sarah Touffic Othman-Schmitt. Uscita 5 dicembre 2019.

Fuggito dal Bangladesh con il padre, a 11 anni Mohammad vinse i campionati di Francia di scacchi, ora la sua storia è un film. Una storia vera e toccante su un tema che riguarda tutti, con un Depardieu perfettamente in parte.

Nel 2011 Nura Mohammad lascia il Bangladesh in cerca di speranza con suo figlio Fahim, 8 anni e un talento per gli scacchi. Arrivati in Francia le cose non sono così semplici. A semplificare la partita e l’amministrazione francese ci pensa Xavier Charpentier, campione di scacchi di grande mole e saggezza. Accolto nella sua aula, Fahim imparerà le regole del gioco e della vita. Toccato dalla storia vera di Fahim Mohammad, il regista firma un feel good movie su un soggetto politico, offrendo una riflessione sul coraggio dei migranti. Il regista si concentra sull’aspetto umanistico di questa odissea con una dose misurata di buoni sentimenti e leggerezza. Miracolosamente in equilibrio tra dramma e commedia, il risultato è un film delicato sulla difficoltà di sognare un domani migliore per sé e i propri cari.

Oggi Fahim ha 19 anni e vive in Francia con tutta la famiglia. Ha scritto un libro: Un re clandestino.

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Ritratto della giovane in fiamme (Portrait de la jeune fille en feu). Un film di Céline Sciamma. Con Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luàna Bajrami, Valeria Golino, Cécile Morel Uscita 19 dicembre 2019.

Estrema cura dell’immagine e dell’equilibrio estetico per una ricerca profonda dell’identità sessuale.

Francia, 1770. Marianne, una pittrice, riceve l’incarico di realizzare il ritratto di nozze di Héloise, una giovane donna appena uscita dal convento. Lei però non vuole sposarsi e quindi rifiuta anche il ritratto. Marianne cerca allora di osservarla per poter comunque adempiere al mandato. Scoprirà molte cose anche su di sé.

 

Il mistero Henri Pick (Le mystère Henri Pick). Un film di Rémi Bezançon. Con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon, Josiane Stoléru. Uscita 19 dicembre 2019.

Un omaggio alla letteratura e alle sue meschine dinamiche editoriali.

Un editore scopre un romanzo che considera un capolavoro, in una biblioteca la cui particolarità è raccogliere i manoscritti rifiutati dagli editori. Il testo è firmato Henri Pick, un pizzaiolo bretone morto due anni prima.

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Un sogno per papà (Fourmi). Un film di Julien Rappeneau. Con François Damiens, Maleaume Paquin, André Dussollier, Ludivine Sagnier, Laetitia Dosch. Uscita 5 dicembre 2019.

La storia di un ragazzino, figlio di genitori separati, che trova nel calcio una valvola di sfogo e ritrova il rapporto con il padre.

Théo, soprannominato « Formica », vorrebbe dare qualche speranza a suo padre, Laurent, un alcolizzato solitario e disilluso dalla vita. L’occasione arriva quando il Théo sta per essere selezionato dall’Arsenal inglese. Alla fine, Théo non è selezionato per la sua bassa statura, ma il ragazzo sceglie una bugia « buona » per non deludere suo padre.

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