🇫🇷 Jacques Toussaint: il legame tra il Golfo e il design contemporaneo

Jacques Toussaint - Arte e design nel golfo dei poeti al Camec - 408408

Il rapporto d’eccezione tra il paesaggio costiero spezzino e gli artisti, nutrito di tutto il sostrato storico e culturale che ha portato alla costruzione del sentimento della natura come componente significativa della sensibilità personale e creativa, non si è mai interrotto. E di ciò è prova palese la vicenda di un maestro francese dell’arte e del design, Jacques Toussaint, omaggiato in questi giorni da una mostra retrospettiva al CAMeC della Spezia (Jacques Toussaint, arte e design nel Golfo dei Poeti, aperta fino al 27 febbraio 2022 .

Nato a Parigi nel 1947, Jacques Toussaint ha iniziato la sua attività artistica in Italia nel 1971 dopo aver studiato all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi. Dopo le sue prime mostre in Francia e in Italia, si è interessato parallelamente al design del mobile e per diversi anni è diventato consulente di alcune importanti società di arredamento, come Bernini, Interflex e Matteo Grassi. E da quel momento la sua esperienza nel mondo del design è cresciuta in modo esponenziale fino alla creazione del marchio ‘Atelier’ (1985) che ha promosso designers emergenti come Hans-Peter Weidmann, Wolfgang Laubersheimer, Hannes Wettstein, o più affermati come Toshiyuki Kita, Ross Littell e Verner Panton. Inoltre ‘Atelier’ si è dedicata alla riedizione di progetti firmati da maestri di livello internazionale come Alvar Aalto, Alfred Roth, Werner Max Moser, Hans Georg Bellmann e Giuseppe Terragni.

La casa di Lerici

Il legame tra Toussaint e il Golfo nasce alla fine degli anni Sessanta, quando l’autore decide di stabilirsi a Lerici, dopo alcune frequentazioni di piacevole vacanza. Il suo soggiorno si protrarrà fino alla metà circa degli anni Ottanta. Oltre alla bellezza del paesaggio è il vivacissimo clima culturale a stimolarlo e ad accoglierlo. Personalità come Valentino Bompiani, Mario Spagnol, Giorgio Soavi, Silvio Coppola, Attilio Bertolucci, Vico Magistretti (che dalla metà degli anni Sessanta aveva iniziato a disegnare le famose cucine prodotte dai fratelli Schiffini) continuavano la tradizione intellettuale del paese ligure, dove in quegli anni si coltivava una vivace vita sociale, fatta di incontri, di scambi di vedute, di allegre compagnie che non mancavano mai di essere anche forme di esercizio del pensiero critico e palestre intellettuali per giovani talenti in via di formazione, come per esempio il poeta Paolo Bertolani, indimenticabile lericino doc, aduso a frequentare la casa di Attilio, di cui nel tempo divenne intimo amico. Jacques Toussaint ricorda perfettamente quell’atmosfera vacanziera ma ricca di presenze stimolanti, rallegrata dalle battute di Gino Patroni al bar Corona, dalla conoscenza dell’antiquario e collezionista Nino Carozzi e dalle chiacchiere di Mario Soldati che da Tellaro andava a piedi a Lerici per comprare il pesce.

In questo effervescente clima, Toussaint insieme a Antonio Fomez propose e realizzò una mostra particolarmente coraggiosa, che si svolse al Castello di Lerici nell’estate del 1969. Sin dal titolo “Le due realtà”, la mostra dichiarava di stabilire una relazione dialettica tra arte e design e di approfondire la riflessione sul tema delle tecniche e dei materiali nuovi in rapporto alle varie tipologie di produzioni artistiche.
Da una parte, figuravano alcuni artisti che guadavano con interesse all’uso dei nuovi materiali e delle tecniche più avanzate – Campus, Carabba, “Contenotte” (Facchini), Grignani, La Pietra, Munari, Prina, Vallé -, dall’altra, chi pur utilizzandoli li connotava di valenze esistenziali, ironiche o antitecnologiche – Fomez, Germán, Ilacqua, Mazzucchelli, (Miles) Mussi, Mondani, Raffo, Ramosa, Toussaint.
Tutti i nomi presentati a Lerici erano in quel momento parte attiva di un panorama in ebollizione che stava producendo risultati sorprendenti in vari campi: da quello più eclatante di Bruno “Contenotte” che per le sue ricerche sugli effetti ottici venne chiamato a collaborare per lo strabiliante finale di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, alle copertine della collana di fantascienza dei Penguin Books disegnate da Franco Grignani.
Fu un’esposizione molto avanzata, che per i suoi contenuti innovativi e di qualità, si sarebbe potuta tenere a Parigi o a Londra e che solo in parte fu compresa a Lerici.

Manifesto della Mostra di Lerici riesposta alla galleria Brandale.
La seduta Golfo dei poeti - @enricoamiciph-jpg

Negli anni a seguire, Toussaint prosegue con successo il percorso di ricerca tra arte e design, intrecciando in modo intelligente la sapienza artigianale italiana al rigore della progettazione funzionalista. Nascono così le linee di design battezzate con nomi significativi per la costa ligure: la collezione “Golfo dei Poeti” e il tavolo “Pontile”. Della prima, la più famosa è la sedia costruita su una struttura di alluminio estruso, vestita di pelle impunturata a mano, prodotta dall’azienda di selleria di Matteo Grassi che, da quel momento, compie una svolta industriale nel ramo del design. Il secondo, si ispira al paiolato dell’imbarcadero di Lerici che Toussaint ogni mattina poteva osservare dalle finestre della sua casa in salita Arpara. I tavoli e gli arredi che progetta utilizzano il legno e il ferro, riprendendo proprio la logica essenziale dei pontili nostrani.

Il percorso successivo di Toussaint si svolge poi tra la Lombardia, il Veneto e la Francia con un’evoluzione costante che continua a intrecciare con successo l’arte e il design, in un rapporto di mutuo e proficuo scambio, in grado di generare, dal rigore del disegno geometrico e funzionale, l’emozione poetica che contraddistingue ogni suo lavoro.

@Marzia Ratti

Riferimenti bibliografici: L. Cavadini, a cura di, Jacques Toussaint, Arte 1967-2017, Antiga Edizioni, 2018 (con bibliografia analitica); G.Allegrini-M.Ratti, a cura di, Jacques Toussaint, arte e design nel Golfo dei poeti, cat. della mostra, CAMeC 28 ottobre 2021- 27 febbraio 2022, in corso di stampa.

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