🇮🇹 🇫🇷"PERCORSI" - Berto Lardera, scultore entre deux mondes

Avevo sei anni: insieme a mio padre, costruttore navale alla Spezia, entravo a volte nei vasti capannoni dalle grandi vetrate. Davanti ai miei occhi si dispiegavano direttamente sul pavimento, immensi fogli di carta azzurra. Il disegno bianco di una curva di una nave vi campeggiava su una lunghezza di sessanta ottanta metri in grandezza naturale. Quelle linee bianche sul pavimento mi hanno segretamente nutrito per venticinque anni… Accompagnavo mio padre anche nei magazzini, tra le grandi carcasse di metallo. Mi capitava di trovarmi a bordo di navi che stavano per essere varate. E’ in quel mondo che sono cresciuto. Gli operai che frequentavo adoravano il ferro la materia. Anch’io imparai ad amarla.

Così Berto Lardera ricordava, con vivida memoria, l’atmosfera che aveva respirato durante l’infanzia e la prima formazione spezzina, seguendo l’attività del padre Carlo, ingegnere navale e appassionato navigatore a vela nelle coste del Golfo. Le atmosfere, i colori e i suoni caratteristici dei cantieri navali rimasero incisi a fuoco nella sensibilità del giovane: le lamiere lucenti e arrugginite, i grandi fogli coi disegni di progetto, le chiglie e le prue delle imbarcazioni, le eliche e i motori furono il suo pane spirituale. Dalla madre suonatrice d’arpa, Eugenia Vittoria Mozzachiodi, aveva probabilmente assorbito l’amore per la musica. A questo bagaglio del tutto personale si unirono poi gli studi compiuti a Firenze e la scoperta dell’arte contemporanea che egli fece durante i soggiorni a Parigi e a Londra (1929 e 1935). Le istanze di libertà sollecitate dall’oppressione del ventennio fascista lo spinsero a partecipare alla Resistenza. Suoi gli scritti sull’arte contemporanea apparvero sul giornale del Comitato di Liberazione di Firenze, prima di trasferirsi definitivamente a Parigi (1947) e ottenere, parecchi anni dopo, la cittadinanza francese.

Lardera fa parte di quella generazione di artisti che si trovò ad affrontare la ridefinizione dell’identità della scultura in rapporto allo spazio e all’architettura. Sin dal 1942 Lardera si era orientato verso sculture bidimensionali in diversi metalli, mostrando di aderire apertamente alle forme d’arte censurate dal regime fascista. Tale direzione diventerà col tempo la sua cifra distintiva e il campo aperto delle ricerche sulla scultura astratta in metallo. A partire dal 1948, Lardera prese parte attivamente al mondo artistico parigino esponendo regolarmente al Salon de Mai fino al 1959 e al Salon de la jeune scupture fino al 1954.

Artigiano del metallo, è stato definito in Francia lo scultore della ‘nuova età del Ferro’. Tutte le opere progettate sono state realizzate interamente da lui, perché rifiutava l’idea di affidarne ad altri l’esecuzione, ritenendo che la creazione di una scultura fosse l’esito di un processo da vivere dall’inizio alla fine.

E dopo le ricerche sulla bidimensionalità egli volle tornare alla terza dimensione, tuttavia svuotandola da ogni pesantezza di volume e costruendo piani di visione diversi a seconda dell’angolo di osservazione. Sono i rapporti vuoto-pieno e la tensione tra le parti dell’opera che lo interessavano, proponendo anche un ruolo attivo dello spettatore, come ne scrisse con chiarezza:

Più tardi quando avvertii l’esigenza di scoprire la tridimensionalità, certo non per una scelta tecnica, ma per ubbidire ad una sorta di inevitabile logica dell’evoluzione delle forme, cominciai a organizzare due piani perpendicolari sottolineati dai vuoti e dai pieni che si rispondevano a vicenda. L’armonia diventava più complessa e se i due piani fondamentali, statici o dinamici, avevano la funzione di suggerire la plasticità generale della struttura, erano pur sempre i rapporti tra i vuoti e i pieni che creavano la tensione profonda dell’opera mettendo in risalto la vitalità dei pian interni. In un certo qual modo è dall’interno che l’opera doveva essere guardata: essa proponeva allo spettatore di svolgere un ruolo attivo, di partecipare dall’interno al suo dramma, alla sua tragedia o al suo sereno equilibrio (1955)

Occasion dramatique VIII (1963), Duisburg

D’altronde i valori del vuoto nella scultura contemporanea erano al centro del dibattito internazionale, con risultanze formali diverse ma tutte finalizzate all’innovazione rispetto alla tradizione del passato, come dimostra il lavoro contemporaneo di Henry Moore o quello di Nicolas Shöffer. Negli anni Cinquanta cominciò una serie di sculture monumentali, la maggior parte commissionate per spazi pubblici. Sue opere si trovano infatti a Berlino, Amburgo, Le Mans, Duisburg, Montreal, Grenoble, Friburgo, Sens, Gerusalemme, Digione, Stoccarda. E in molti casi le sue sculture all’aperto sono in dialogo con le architetture di Oscar Niemeyer, Franck Lloyd Wright, Jean Dubuisson, Jean Faugeron.

Lardera, come abbiamo visto, aveva imparato ad amare il metallo grazie alle sue precoci esperienze nei cantieri navali spezzini e lo sapeva trattare anche nel difficile lavoro delle saldature, che a volte diventava una vera e propria sfida con se stesso, come nel caso della monumentale Aube I (Berlino Hansaplatz, 1958-1959), composta di lastre di rame e di ferro che avevano opposto una tenace resistenza ai diversi tentativi di unione fra le parti.

La città della Spezia ha celebrato il suo illustre concittadino organizzando con il Museo di Grenoble una mostra monografica tenutasi nelle due città nel 2002 (a Grenoble dal primo giugno al 25 agosto e alla Spezia dal 22 settembre al 12 gennaio 2003).
Insieme all’Università di Grenoble, l’Istituzione per i Servizi Culturali con la collaborazione dell’Alliance Franςaise e il Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Genova, ha organizzato un viaggio di studio per dieci allievi e due docenti per approfondire le opere italiane di Lardera.
In tale occasione, si è tenuto anche un convegno scientifico partecipato dalle istituzioni italiane e francesi (Musei della Spezia, Alliance Franςaise, Università di Grenoble e di Genova).

©Marzia Ratti

Catalogo Lardera, Copertina

Nota bibliografica: Thierry Dufrêne, a cura di, Berto Lardera entre duex mondes, Musée de Grenoble-Réunion des Musées Nationaux 2022 (ed. fr.); Thierry Dufrêne, Bruno Corà, Marzia Ratti, a cura di, Berto Lardera tra due mondi, Istituzione Servizi Culturali del Comune della Spezia, 2002 (per i tipi di Bandecchi e Vivaldi); Michel Seuphor, Berto Lardera, Ed. du Griffon, 1960.

🇫🇷 “PERCORSI” – Berto Lardera, scultore entre deux mondes
Tag: